15/05/11

Crisi europea del debito Paga l'Italia

Articolo made in Italy davvero notevole, da leggere. 

Dal Riformista di martedì 3 maggio 2011
La scommessa apparentemente fatta sinora dai paesi europei che contano è che le rigide misure fiscali imposte a quei paesi in cambio del sostegno finanziario generino un surplus del bilancio pubblico, mentre al contempo la deflazione salariale determini una ripresa delle esportazioni che, con la caduta delle importazioni in seguito alla caduta dei livelli di attività interni, generi un parallelo avanzo commerciale e con esso la capacità di redimere il debito estero. La ripresa delle esportazioni modererebbe la caduta dei livelli di attività e quindi delle entrate fiscali. 
La scommessa è chiaramente persa poiché attuazione ed effetti di una selvaggia deflazione salariale sulla competitività, in particolare di Grecia e Portogallo, sono incerti e differiti nel tempo. Così i livelli del debito pubblico rispetto al Pil in questi paesi sono destinati nei prossimi anni a crescere inesorabilmente (di circa un terzo in pochi anni). 
 E chi sono i creditori dei PIG? Fondamentalmente Francia, Inghilterra e, soprattutto, Germania (i FIG). Viene attribuita a Keynes la battuta che se tu devi 1 milione alla banca il problema è tuo, ma se ne devi 100 milioni il problema è loro. Apparentemente questi paesi sono stretti fra la Scilla del lasciar fallire i PIG e salvare direttamente i propri istituti bancari dal conseguente fallimento, e la Cariddi di continuare a foraggiare quei paesi sostenendo così, indirettamente, le proprie banche. Per la Germania risulta più conveniente continuare ancora per un po' con la seconda strada e questo perché a sovvenzionare i PIG (ovvero le banche dei FIG) attraverso i fondi europei creati nel maggio 2010 (e rafforzati quest'anno oltre il 2013 sotto nuova veste) non sono chiamati solo i contribuenti tedeschi, ma anche quelli di paesi che, come l'Italia, di crediti verso il PIG ne vantano pochi. 

L'operazione in corso può essere dunque così riassunta. Se i PIG fallissero ora, buona parte del loro debito sarebbe ancora in mano alle banche dei FIG. Ma se si aspetta un po', il 2013-14, questo debito si sarà col tempo in gran parte europeizzato. Questo perché man mano che i titoli dei PIG scadono, non potendo essere ricollocati nel mercato, sono acquistati dai fondi europei. A quel punto i FIG avranno convenienza a far fallire quei paesi tanto le perdite (fra un terzo e metà dei crediti) cadranno per lo più sui fondi europei. 

Il nostro paese partecipa ai fondi europei di salvataggio con una quota di circa il un quinto (poco meno della Francia mentre la Germania mette poco più di un quarto); secondo alcuni calcoli l'Italia è addirittura il maggior contribuente. Così l'Italia sarà a chiamata a pagare per responsabilità che non ha!  

Invitiamo i lettori a guardarsi una tabella pubblicata da The Economist  che è a tal riguardo impressionante.

Questa operazione di prolungamento dei tempi del default ha costi enormi per i PIG a cui sarebbe conveniente ristrutturare ora il proprio debito senza vederlo crescere inesorabilmente. E per quale motivo l'Italia accetta tutto questo? Il ricatto è che un fallimento prematuro dei PIG, dunque delle banche dei FIG, porterebbe a un balzo verso l'alto dei tassi di interesse per gli altri paesi fortemente indebitati, Spagna e Italia, anche se per ora meno inguaiati. L'erogazione di decine di miliardi di Euro nei fondi di salvataggio, nei fatti alle banche dei FIG, aggraverà il debito pubblico ed estero del nostro paese. Non è un caso che all'Italia l'Europa intenda imporre misure di bilancio restrittive che, se attuate, sarebbero a dir poco devastanti ma che, si ritiene, consentirebbero l'urto del salvataggio delle banche tedesche. 

Come reagire? Le proposte non mancano (vedi Per una nuova politica economica in Europa): l'impegno della BCE a ridurre i tassi di interesse e lasciare un po' correre inflazione, salari e domanda interna in Germania, la stabilizzazione e non la riduzione dei debiti pubblici, una politica europea di rilancio degli investimenti pubblici su ambiente energia e infrastrutture, una tassa europea sulle transazioni fmanziarie, la re-industrializzazione del sud europeo. Sono temi che cominciano a circolare fra i partiti socialisti in Europa e nel PSE. Molto meno in Italia. Ciò che manca alla sinistra italiana non è tanto o solo la forza politica di farli avanzare per la sua parte, ma la consapevolezza che la posta in gioco è la sopravvivenza per il nostro paese in questa Europa.
Cesaratto è professore  ordinario di Economia a Siena.
 

6 commenti:

  1. Questo articolo del prof. Cesaratto, è doppiamente interessante.
    E' interessante perchè, espone alcune cause della crisi, (tralascia la parte fondamentale della moneta - Va bè)
    nell'altra parte invece ci segnala un modo di fare che mi ricorda un tantino, quanto è successo con i fondi argentini o della cirio....
    Che abbiano imparato da noi? in questo caso non saremmo i soliti secondi!!!!!
    Almeno questa volta.
    Interessante notare i comportamento dei politici di tutti gli schieramenti, una vera vergogna... e poi ci chiedono di votarli.
    Saluti.
    Orazio

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  2. "l'impegno della BCE a ridurre i tassi di interesse e lasciare un po' correre inflazione"

    ma se ne accorgono adesso? dopo che hanno alzato di quel famoso 0,25% che ha procurato più danni che altro?
    Che si possa stare relativamente tranquilli fino a metà del 2013 penso che sia vero, ma la mia idea è che la "tranquillità" continui anche dopo, a meno che le banche europee entro tale data si siano quasi completamente liberate di titoli che potremmo pure definire, ormai, "tossici". :)

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  3. Veramente Claudia, Cesaratto e company è da un bel pezzo che le stanno dicendo, queste cose. Il fatto è che nessuno le sente dire in giro...
    La cosa vergognosa che viene fuori è che rimandano il default sin a scaricare il fardello dalle banche ai contribuenti...ma si può essere così stupidi? (noi contribuenti)

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  4. Carmen, sto ascoltando a Radio24: le Banche si stanno svuotando via via di titoli greci, ma indovina chi li sta comprando? I piccoli "speculatori"! Quelli che poi si uniranno in una class action contro le banche perchè non erano stati avvisati! Non ho parole...io è una vita che dico che chi "investe" in prodotti ad alto rendimento lo fa consapevole di quello che fa, sperando che non succeda quello che tutti temono.
    Quindi, cara Carmen, una parte di noi contribuenti pagherà per colpa delle banche che scaricano il fardello su tutti quanti, ma una parte il fardello se lo sta andando volutamente a cercare.

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  5. Le banche scaricano il fardello sui contribuenti nella misura in cui è la UE a concedere prestiti, con fondi stanziati dagli stati. Se poi ci sono dei fessi che si comprano i titoli greci per avere gli alti rendimenti, falliranno, e a noi non ce ne importa proprio niente.

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  6. Aggiungerei cara Carmen che, stante la possibile futura penuria di persone sciocche e/o senza soldi,hanno pensato bene di fare quello che il prof. Cesaratto sta segnalandoci.
    Ergo, non avranno + bisogno di tali persone, stante il fatto che avevano/avranno dei buoni servi politici che li serviranno di tutto punto.
    Che volete di +?
    Saluti
    Orazio

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